Il fondamento di molte nazioni è la legge di Dio (e quindi sulla sua parola) conosciuta come legge naturale o legge eterna. Eppure, siamo sempre all’apice di guerre vere e proprie. La Russia vuole fare la guerra all’Ucraina per qualsiasi motivo; la Cina vuole conquistare i paesi più piccoli intorno a lei e continua a ostentare la sua potenza militare per intimidirli. Gli Stati Uniti minacciano sia la Cina che la Russia in difesa di queste nazioni più piccole. Ma proprio l’anno scorso gli USA hanno abbandonato l’Afghanistan ai talebani dopo anni di tale “difesa” e di guerra. Molte nazioni scelgono l’indifferenza e la neutralità ma andrebbero ad aiutare i loro “alleati” o piuttosto i loro interessi se le situazioni dovessero aggravarsi.
Il messaggio di oggi richiama l’attualità della parola di Dio e il motivo per cui i nostri mondi microcosmici e macrocosmici sono immersi nell’oscurità e nel rancore a causa della negligenza della loro costituzione di base. La parola di Dio è la nostra vita e la nostra luce (Gv 1, 4). La verità della realtà umana è Cristo e la grazia per cui non siamo condannati meritoriamente.
Una parte fondamentale della nostra liturgia è la proclamazione pubblica della Parola che vediamo nella prima lettura condotta dal sacerdote Esdra e da Neemia. Nel Vangelo Gesù stesso, il sommo sacerdote e interprete della legge predicava nella sinagoga. Esdra leggeva agli esuli di ritorno da Babilonia, mentre Gesù leggeva e predicava a coloro che, sotto l’oppressione politica, aspettavano con speranza un Messia. Entrambi ci dicono che la proclamazione della parola di Dio è una chiamata al pentimento e alla speranza della salvezza. Così, la salvezza anticipata da quelli in esilio nell’Antico Testamento è pronunciata presente ora da Gesù nel Nuovo Testamento.
L’instabilità degli Israeliti nella terra promessa fu causata dalla loro disobbedienza alla parola (leggi) rivelata attraverso Mosè. Il popolo piangeva per la consapevolezza dell’enorme distanza tra il comandamento di Dio e il loro comportamento. Ma Esdra e Neemia ricordarono al popolo che mentre le lacrime contano come segno di rimorso, di maggiore urgenza è il pentimento e la rinascita, per rendere il quotidiano santo a Dio e rendere presenti le gioie ad esso associate: “non fate lutto e non piangete… la gioia del Signore è la vostra forza”.
Il Salmo celebra la parola di Dio, per cui noi cristiani siamo chiamati popolo del Libro. Ma siamo più di questo perché in Cristo, il Verbo si è fatto carne, la parola di Dio si è fatta essenzialmente uno con il nostro essere. L’intenzione è di ristabilire la nostra dignità e di renderci degni della misericordia di Dio. Perciò, ogni volta che ci allontaniamo dal vivere secondo questa parola, perdiamo la pace e l’ordine in noi stessi e tra di noi.
Quindi, è un sacro dovere ascoltare la parola di Dio perché è spirito. Sulle orme di Cristo, abbiamo la responsabilità personale e collettiva di proclamare la parola di Dio come rivelata da Cristo. Questo significa allinearsi con lo spirito di Cristo, assumere la sua missione. Finché ognuno dei nostri amici e ogni parte del mondo non sentirà parlare di Cristo e non lo vedrà veramente vivo in noi attraverso le nostre azioni, il mondo rimarrà nelle tenebre.
Senza la parola di Dio, non c’è vita in noi (Gv 6, 63). C’è un parallelo da fare tra coloro che cercano di distruggere le nazioni e coloro che si tolgono la vita. Il medesimo vuoto, l’oscurità e la morte rodono la radice del loro essere perché sono riusciti a chiudere fuori la fonte della vita (Gv 1,11, Mt. 4,4, Dt. 8,3). La loro azione manifesta riflette il soffocamento interiore. Che la grazia della parola di Dio ci salva. Amen.
don Anthony