“SEGUIMI! ” – 167^ lettera alla comunità al tempo della conversione


Vade retro, Satana! Tutti conosciamo questa espressione e la usiamo per esorcizzare persone scomode, che consideriamo, più o meno seriamente, strumenti subdoli di tentazione. Tuttavia, non molti, credo, sono in grado di indicarne l’origine. Sono parole di Gesù, nientemeno, rivolte a Simone, figlio di Giovanni, di professione pescatore, con il quale il Maestro si è appena congratulato per l’esplicita professione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Non solo: Gesù gli ha dato il nome, con il quale sarà conosciuto fino alla fine dei secoli: “Pietro”, la pietra, la roccia, che le tempeste della storia e delle potenze infernali non potranno far vacillare.

              Tuttavia, la Pietra non sembra essere poi così salda, anche se ha tutta la nostra comprensione. Dal Figlio di Dio, ci si aspetta qualche intervento efficace nella vicenda umana, segnata da sangue, violenza, malvagità. Invece, si dice, senza mezzi termini, che, sì, egli va a Gerusalemme, ma non per ascendere al trono di Davide, bensì per essere disprezzato e ucciso. Pietro non può accettare che tutto finisca così e vuole mettersi di traverso, distogliere da una così esplicita prospettiva di fallimento colui che egli sinceramente ama. E’ allora che Gesù pronunzia la frase proverbiale: “Va’ dietro di me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mt 16,23).

              “Scandalo”: in aramaico, vuol dire ostacolo. La Pietra si è messa in mezzo alla strada, vuole impedire a Gesù di continuare nel suo insensato progetto. Magari, bisognerà aspettare tempi più maturi per il grande giorno di liberazione e di riforma che ci si aspetta da lui. Ma Gesù non fa sconti: “Tu mi stai davanti, mi impedisci di continuare il mio cammino; sgombra la strada, anzi, passa dietro di me, seguimi, tu, povero diavolo!”. Mi piace immaginare il sorriso, un po’ triste, del figlio di Maria. Egli sa che persino Simone la Pietra lo abbandonerà, dichiarerà di non conoscerlo. Ma questo fallimento sarà risanato, non per la forza dell’uomo. Nella cena pasquale, quando vengono dette le parole ultime e definitive, Gesù dice al suo amico smarrito e triste: “Simone, Simone, ecco: Satana (quello vero!) vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”(Lc 22,31s.).

              “Su: vieni dietro di me, seguimi!”. Non ti nascondo nulla: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Gesù sa benissimo di essere lui lo “scandalo”, per i suoi discepoli di allora e di oggi. Se da una parte egli non fa sconti, è però consapevole della loro fragilità. C’è una promessa: “Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. La parola durissima, “croce”, viene attenuata e diventa qualcosa che il discepolo vive ogni giorno. Perdere, non vincere. O meglio: vincere perdendo, secondo i metri dell’uomo; imparare a ragionare secondo Dio. Oppure, come dice Paolo di Tarso: “Lasciatevi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2).

              Gesù e Paolo si fermano qui. Non propongono stili di vita particolari, progetti alternativi alle pratiche mondane. Gesù non è un moralista. Non promulga una nuova legge. Lo Spirito che lo ha gettato nel deserto e lo ha assistito nella lotta con Satana (Mt 4,1-11: quello è il vero e supremamente abile tentatore, non il povero Simone), ebbene, quello Spirito consolerà e guiderà i discepoli.

              Tutti noi proviamo fastidio, quando qualcuno ci dice quello che dovremmo fare. Invece, ci può essere di consolazione sapere che c’è chi prega per noi. Dovremmo sapere che è il cuore dell’uomo il luogo dove nascono la guerra o la pace. E’ nel suo cuore, che l’uomo ascolta parole che suscitano speranza,  che aprono nuove, inaspettate vie. Preghiamo per noi e per tutti, soprattutto per chi ha in mano la sorte di altri uomini. Preghiamo, perché anche a noi vien detto, con voce amorosa: “Seguimi!”.

 

03 settembre 2023                                                                              don Giuseppe Dossetti