Don Davide arrivò a Reggio nel 2006 per fare un’esperienza pastorale di due anni: è rimasto con noi per dieci. Di anno in anno, di prolungamento in prolungamento, noi abbiamo goduto della sua presenza, della sua bontà e del suo impegno di sacerdote.
Ma anche nella sua diocesi di Milano i preti cominciano a scarseggiare: così, è giunto il momento del saluto e del ringraziamento. Del saluto, anzitutto: non è un addio, perchè Magenta non è poi così lontana; del ringraziamento, soprattutto, per tutto quello che ci ha dato in questi anni.
Io, personalmente, lo ringrazio per la devozione e la cura che ha avuto per me: è molto importante, per un prete, non sentirsi solo ma circondato da persone che sanno comprendere la sua situazione particolare. Si tratta di qualcosa di difficile da spiegare: il prete è un po’ come un astronomo, che passa le sue giornate e le sue notti a contemplare e indagare l’infinitamente grande, le galassie e l’universo, di fronte ai quali noi siamo meno di un granello di polvere. L’astronomo è però anche un uomo, che vive una vita quotidiana, come gli altri uomini. Ma è inevitabile che egli si senta un po’ fuori posto e avverta la sproporzione tra il quotidiano e l’eterno. In realtà, questa è la condizione del cristiano, “straniero e pellegrino” nel mondo, come ci ricorda san Pietro: ma per il prete, che ogni giorno tiene in mano il Corpo di Gesù, tutto questo è particolarmente vero.
Ecco perchè io sono così riconoscente anche a voi, che partecipate generosamente alla vita della nostra Unità Pastorale e condividete con noi preti la passione per la causa del Vangelo.
Vi prego di continuare così e auguro a don Davide di trovare persone, famiglie, giovani e anziani, che allo stesso modo gli stiano vicino.
Così, ci sentiremo tutti parte del medesimo Popolo di Dio, che cammina nel mondo, portando nel cuore e offrendo agli uomini la speranza che non delude.
don Giuseppe.