“Un cuore grande come la sabbia del mare” è il titolo del musical su don Bosco scritto e allestito dall’unità pastorale Santa Maria Maddalena. E’ stato presentato al teatro Regiò in via Agosti 6 nella serata di sabato 16 aprile 2016, ore 21.00, e nel pomeriggio della domenica 17 aprile 2016 alle ore 16,30.
Lo spettacolo è il risultato del lavoro di una numerosa equipe, di tutte le età. Circa un centinaio di persone sono state coinvolte, dai giovani attori e ballerine, alle registe, a chi si è occupato di musica (autori, coro, musicisti), scenografia, coreografia, costumi, luci, suoni e del coordinamento di tutte queste persone! Ciascuno ha dato del proprio meglio, offrendo tempo, energie ed idee.
Il testo narra alcuni momenti della lunga vita del santo, con particolare riferimento al suo rapporto con i giovani. Il titolo prende spunto da una delle antifone d’ingresso della liturgia salesiana per la festa di san Giovanni Bosco (31 gennaio). La citazione è ispirata al passo del Primo libro dei Re in cui si parla della sapienza di Salomone. A don Giovanni Bosco Dio concesse la sapienza amorevole di un padre buono, capace di amare tutti i suoi figli, con un cuore grande, pronto a dividersi, a sbriciolarsi, per donarsi in modo sempre nuovo e senza riserve ai tanti ragazzi che pose sulla sua strada.
Aver presentato tale spettacolo proprio nel teatro voluto da don Vittorio Chiari, salesiano, per la nostra città, ci ha consentito di ricordare anche tutto il bene che egli ha fatto a Reggio Emilia.
“Un cuore grande come la sabbia del mare” è dedicato a una giovane mamma, Francesca, che ci ha preceduto con fede salda e sicura speranza accanto al Signore. Da ragazzina interpretò nel musical “Giona. Tutte le strade portano a Ninive” un’accorata pianta di ricino divorata dal famelico verme che condanna Giona al sole cocente.
Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una povera famiglia de “I Becchi” di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco). Rimase orfano di padre a due anni. Fu la mamma, Margherita a lavorare i campi con grande sacrificio per il sostentamento della famiglia e per consentire a Giovanni di studiare e di diventare sacerdote. A nove anni il piccolo Giovanni fece un sogno, il primo di tanti che lo accompagnarono per il resto della vita e gli indicarono la strada. Visse in anni difficili, a Torino, quando il dissidio tra Stato e Chiesa fu acutissimo. Seppe amare i giovani di strada e fu audace e modernissimo nell’inventare una pedagogia efficace e attenta alle loro esigenze. Ebbe un grande amore per l’Eucarestia, che raccomandò ai suoi ragazzi come nutrimento quotidiano dell’anima. Fu il fondatore della Società Salesiana che si dedica all’istruzione ed educazione dei giovani, all’apostolato della stampa e alle missioni. Don Bosco scelse di intitolare il suo istituto religioso a san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra agli inizi del 1600, perché incarnava i principi di amorevolezza, ottimismo e umanesimo cristiano che erano fondamento del suo sistema pedagogico. Don Vittorio Chiari che ha voluto questo teatro e che tanto ha fatto per la nostra città, è stato appunto un salesiano.
Giovanni Bosco morì il 31 gennaio 1888. Il 2 giugno 1929 Pio XI lo beatificò, dichiarandolo santo il 1º aprile 1934, giorno di Pasqua.
Chi sono i santi? Quali “virtù” speciali hanno mostrato nella loro vita per meritare questo titolo? C’è un modello da seguire?
Il musical “Le porte del cielo” nasce da queste domande. Si parte dalla lettura di un brano dell’Apocalisse che parla della Gerusalemme celeste, la dimora che ci attende, la città dalle dodici porte. Dodici, il numero dell’abbondanza.
La riflessione passa poi per degli esempi concreti: alcune figure di santi, vissuti in tempi non troppo lontani, che mettono in luce aspetti diversi della santità.
Conclusione: non c’è un solo modo di vivere la santità, ma tanti quanti sono i figli di Dio! Ognuno può trovare la sua strada mettendo a frutto le sue capacità, le sue doti, la sua fantasia.
Diamoci da fare, quindi! C’è spazio per tutti!
I SANTI
Monsignor Oscar Romero, (1917-1980) fu arcivescovo di San Salvador, capitale di El Salvador in America Latina. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese venne ucciso da un sicario, il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando la Messa. Durante il suo funerale avvenne un nuovo massacro di fedeli da parte dell’esercito. Il 6 marzo 1983 Giovanni Paolo II, nonostante le pressioni del governo salvadoregno affinché non compisse il viaggio, si recò sulla sua tomba a rendergli omaggio. Romero era già venerato come un santo dal suo popolo. La sua causa di beatificazione è stata aperta nel 1997.
Le parole che pronuncia nel musical “Le porte del cielo” sono tratte dai suoi discorsi.
Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), era una maestra elementare che a 24 anni si fece suora. Desiderava partire per la missione in Oriente, come il suo modello, il gesuita Francesco Saverio, vissuto nel 1500, di cui assunse anche il cognome. Fu il vescovo di Piacenza, mons. Scalabrini, a suggerirle invece di dedicarsi agli emigranti italiani che in quegli anni erano numerosissimi a causa della grave situazione economica del nostro paese appena unificato. Nel 1889 raggiunse gli Stati Uniti. Costruì asili, scuole, convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo per laiche e religiose, ospedali a New York e Chicago. Nel 1909 prese la cittadinanza americana. Instancabile viaggiatrice, fece ventotto traversate atlantiche e attraversò le Ande per raggiungere Buenos Aires partendo da Panama. Le suore di madre Francesca organizzavano per gli immigrati corsi di lingua, garantivano loro l’assistenza burocratica, la corrispondenza con le famiglie di origine e cercavano di raggiungere tutti, anche i più emarginati, gli infermi, i reclusi.
La congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù da lei fondata fu la prima sia ad affrontare l’impegno missionario (tradizionalmente prerogativa degli uomini), sia ad essere totalmente autonoma, ovvero non dipendente da un parallelo ramo maschile. Operò in altri 7 paesi, oltre agli Stati Uniti.
Fu proclamata santa nel 1946. La festa liturgica ricorre il 22 dicembre, giorno della sua morte.
Lucia Dos Santos, Francesco e Giacinta Marto sono i tre pastorelli a cui apparve la Madonna a Fatima il 13 maggio 1917.
Avevano rispettivamente 10, 9 e 7 anni. Mentre Lucia visse a lungo, fino al 2005, i due cuginetti morirono durante l’epidemia di spagnola nel 1919 e 1920, come aveva loro rivelato la Madonna. A lungo la Chiesa si è interrogata se fosse possibile per dei bambini vivere le virtù in grado eroico e indicarli quindi come esempio per tutti. I loro meriti non sono nell’aver veduto la Madonna, ma nell’aver saputo amare di vero cuore il Signore. Sono stati beatificati nel 2000 da papa Giovanni Paolo II.
Luigi Martin e Zelia Guerin sono i genitori di santa Teresa di Lisieux. Si sposarono nel 1858 e da laici, nella famiglia e nel lavoro, trovarono la loro strada per la santità.
Luigi era orologiaio e Zelia aveva una bottega di pizzo ad Alençon. Ebbero nove figli, quattro dei quali morirono prematuramente. Delle 5 figlie rimaste, quattro entrarono nel Carmelo di Lisieux e una tra le Visitandine di Caen. La loro figlia Teresa, morta nel 1897 e proclamata santa nel 1925, cui la Chiesa riconosce il merito di aver indicato la “piccola via” per raggiungere la santità, confessò di aver imparato la spiritualità del suo “sentierino” sulle ginocchia della mamma. Parlando dei suoi genitori, disse di essere “figlia di santi”, o “Pensando a papà penso naturalmente al buon Dio”o ancora “Non avevo che da guardare mio papà per sapere come pregano i santi”.
Sono stati dichiarati beati nel 2008.
Nel corso dello spettacolo compare un’altra figura, caratterizzata da un tema musicale e da un profumo. Abbiamo inteso rappresentare così la Santità.
Verso la fine questo tema musicale si arricchisce di un testo. Non è nostro, ma di autori ben più importanti.
Lo affidiamo alla vostra riflessione:
Non alla pietra tocca fissare il suo posto,
ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta.
(P. Claudel, L’annuncio a Maria)
Il destino attende nelle mani di Dio,
non degli uomini che agiscono.
Ora bene, ora male, fan progetti, fanno piani,
ma intanto la trama del tempo trasforma
i loro scopi nelle loro mani.
(T. S. Eliot, Assassinio nella cattedrale)