Bertrand Russell era un filosofo inglese noto per le sue numerose proteste contro la guerra e contro il nucleare, un campione del libero commercio e dell’antimperialismo che fece una campagna contro Hitler e per il disarmo nucleare e criticò il totalitarismo sovietico e il coinvolgimento degli USA in Vietnam. Nel suo scritto intitolato “Il trionfo della stupidità”, lamentando l’ascesa del movimento nazista in Germania, scrisse: “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”.

Siamo appena usciti dalla pandemia, ma abbiamo un’altra potenziale crisi mondiale che ci fissa in faccia. La Russia ha invaso l’Ucraina, uccidendo molti mentre era diretta a catturare Kyiv. Questo poteva essere evitato? La pace poteva essere tracciata prima, invece delle minacce di guerra che hanno scatenato questo male? Mentre il mondo ha imparato un’amara lezione dalla pandemia per combattere il male “insieme”, purtroppo sembra che siamo appena tornati al nostro status quo di “alle tue tende, Israele” (1Re 12, 16).

Una delle immagini utilizzate da Gesù per insegnare di guidare e di seguire è quella del cieco che guida il cieco. Ricorda l’umorismo di un film di Charlie Chaplin in cui due ciechi camminano verso una fossa. Mentre Chaplin ha trovato un modo per sorprendere tutti, sappiamo che l’attesa che abbiamo provato era adeguatamente informata dalla realtà. L’idea è che la scelta di chi seguire come leader politico e spirituale è importante quanto la scelta di rimanere sani e vivi ogni giorno.

Strettamente legato a questo è che gli individui che non possiedono la competenza necessaria per guidare devono a sé stessi e a tutti la sincerità di cercare ciò che sono bravi a fare piuttosto che imporre sé stessi al popolo. Guidare è tanto costosa quanto seguire. Se uno non vede chiaramente, non può e non deve guidare gli altri.

Ironicamente, viviamo in un mondo di tecnologia e le informazioni – buone e cattive – circolano liberamente. Su Facebook, Tiktok, Instagram, Twitter, Snapchat, ecc. per esempio, le persone seguono e sono seguite, e di conseguenza influenzano o sono influenzate da certi individui che sono bravi solo in una particolare area della vita. Improvvisamente, queste persone diventano esperti in ogni altro aspetto della vita, facendo dichiarazioni politiche, ed esercitando poteri morali su questioni religiose.

Anche in questo momento, i social media sono inondati da un mare di opinioni e narrazioni su chi è da accusare per lo sfortunato conflitto. Alcuni giustificano l’invasione mentre altri la condannano, e altri ancora chiedono preghiere. Però la verità è che questo doloroso presente riflette il cuore umano e l’orrore che può produrre senza Cristo che lo guidi.

E dobbiamo pregare intensamente mentre dobbiamo ancora una volta, forse più insistentemente questa volta, parlare di pace. Potremmo usare lo stesso fervore con cui sono stati applicati e continuano ad essere applicati i vaccini per il covid-19 per prevenire la tragedia a cui stiamo guardando in Ucraina e in ogni altra parte del mondo. Prevenire è sempre meglio che curare.

Ma la pace che cerchiamo ci è stata offerta da Dio. Per noi cristiani, Dio ci ha dato la pace in Cristo, ma sembra che abbandoniamo Cristo ogni volta che vengono prese decisioni politiche, mentre ascoltiamo ogni sorta di ciarlatani che ci mentono costantemente e il cui unico fattore motivante è l’interesse personale. Forse lo permettiamo perché dubitiamo della promessa di Dio. Ma dovremmo chiederci se i “leader” che seguiamo temono Dio o se sono diventati degli dèi che decidono chi vive e chi muore.

Vorrei concludere con le parole del nostro parroco, don Dossetti: “abbiamo bisogno di occhi nuovi che vedano in questi flagelli un invito alla conversione, al cambiamento di mentalità e all’onestà con noi stessi” perché alla Sua luce vediamo la luce (Sl35, 10). Quando questo accade, le nostre parole e le nostre opere manifesteranno frutti dell’albero della vita che è Cristo. Che Dio porti la pace nei nostri cuori turbati e nel nostro mondo turbolento. Amen.

don Anthony