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“LA NOZIONE DELL’ETERNITA’ ” – 121 lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
L’uomo è un grande mistero a se stesso. C’è in lui un desiderio insopprimibile di totalità: egli è l’eterno insoddisfatto, come il Faust di Goethe. I limiti non lo distolgono dalla sua ricerca, neppure il limite apparentemente definitivo della morte. Né serve esortarlo ad accontentarsi, oppure magnificare la nobiltà di una rassegnazione stoica. La contraddizione…
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“UN PROGRAMMA ELETTORALE” – 120^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai…
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“STIANO ATTENTI I PRIMI A NON DIVENTARE ULTIMI” – 119^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
In questi giorni, ricorre il decimo anniversario della morte del cardinale Carlo Maria Martini. Ricordiamo la sua ultima intervista, nella quale parlava della stanchezza della Chiesa e del suo “ritardo di duecento anni”. Rileggendola, mi ha colpito l’insistenza sulla conversione del “cuore”, cioè del centro della persona, che orienta i suoi modi di pensare e…
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“ASSUNTA IN CIELO” – 118^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
Ognuno ha il suo cielo. Noi volgiamo lo sguardo in alto, per prevedere il clima della giornata: in questi giorni, abbiamo sperato di vedervi qualche nuvola, che preannunciasse il refrigerio della pioggia. In altri luoghi del mondo, il cielo era sporcato dalle scie degli aerei e dei missili. Il cielo è il nostro riferimento, ma…
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“LA GRANDE BELLEZZA” – 117^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
Nel mezzo della pianura settentrionale della terra di Israele sorge un monte, il Tabor. Gesù vi sale, accompagnato dai tre discepoli più cari, Pietro, Giacomo e Giovanni, che divengono i testimoni della sua Trasfigurazione. Una luce sfolgorante lo avvolge: essa è di tale bellezza, che Pietro non vorrebbe più scendere. Con delicatezza, l’evangelista Luca…
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“DA QUALE PARTE?” – 116^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
A Betania, a pochi chilometri da Gerusalemme, Gesù aveva degli amici, Marta, Maria e Lazzaro, e spesso si fermava a casa loro. Marta, la padrona di casa, si dava da fare per accogliere un amico così importante e per sistemare i suoi accompagnatori, affamati e rumorosi. Correndo di qua e di là, vedeva sua sorella…
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“IL SAMARITANO” – 115^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
Poche parabole di Gesù sono famose come quella del buon Samaritano. Gesù la racconta per rispondere al dottore della legge, che gli aveva domandato: “Chi è il mio prossimo?”. Infatti, già la legge ebraica prescriveva, nel libro del Levitico, di amare il prossimo come se stessi (19,18). Ma “prossimo” significa vicino: chi è così vicino…
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“DAVIDE E GOLIA” – 114^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
Davide era l’ultimo figlio di un pastore di Betlemme. C’era la guerra con i Filistei e il ragazzo venne mandato al campo, per sapere come stavano i suoi fratelli. In quel mentre, dalle schiere filistee uscì un gigante, Golia, alto quasi tre metri, che si mise a sfidare…
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“L’APOCALISSE” – 113^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
E’ molto di moda, nell’attuale situazione e in certi ambienti, far riferimento al libro dell’Apocalisse, come se contenesse, “sotto il velame delli versi strani” (Inferno 9,63), la storia presente e futura. Di qui, la ricerca di corrispondenze, come quando il drago rosso del capitolo 12 veniva interpretato come simbolo del comunismo. L’autore è un grande…
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“I FOLLI DI DIO” – 112^ lettera alla comunità al tempo del coronavirus e della guerra – don Giuseppe
Una di queste sere, il Vescovo porta in processione il Santissimo Sacramento, il pane consacrato, che per la fede cristiana è il Corpo di Cristo. Questo gesto ha molti significati simbolici. Uno, fra i principali, è di richiamare tutti i cristiani all’unità. Già alla fine del primo secolo, un’istruzione, una specie di catechismo, la Didachè,…