In questa sezione potete trovare buona parte dei canti composti negli anni nella nostra zona pastorale.
INNI E CANTICI DAL NUOVO TESTAMENTO | |||||
CANTO | TESTO E ACCORDI | SPARTITO | MUSICA ORIGINALE | ADATTAMENTO DEL TESTO | TESTO |
L’Emmanuele | Testo – Accordi | Spartito | John Lennon – Happy Xmas (War Is Over) | – | Is. 7, 13-14; Mt. 1, 18-25 |
Beatitudini | Testo – Accordi | – | Inti Illimani – Papel de Plata | M. Fortelli | Mt. 5, 3-12 |
Vangelo delle Beatitudini | Testo – Accordi | Spartito | Vangelo delle Beatitudini | F. Curti | Mt. 5, 3-12 |
Provvidenza di Dio | Testo – Accordi | Spartito | Andrew Lloyd Webber & Tim Rice – I Don’t Know How To Love Him | M. Fortelli | Mt. 6, 25-34 |
Il vangelo rivelato ai semplici | Testo – Accordi | – | Inti Illimani – Run Run Se Fué Pa’l Norte | M. Fortelli | Mt. 11, 25-30 |
Osanna al figlio di Davide | Testo – Accordi | – | Kiko Arguello – Abba Padre | L. Forte & O. Piacentini | Mt. 21, 8-9 |
Pianto su Gerusalemme | Testo – Accordi | Spartito | Popolare francese – Vent Frais, Vent du Matin | M. Fortelli & M. Gallo | Mt. 23, 37 |
Il Giudizio finale | Testo – Accordi | Spartito | Inti Illimani – El Aparecido | M. Fortelli | Mt. 25, 31-46 |
Gesù risorto vi precede in Galilea | Testo – Accordi | Spartito | Inti Illimani – Arriba Quemando el Sol | M. Fortelli | Mt. 28, 1-8 |
INNI DALLA TRADIZIONE EBRAICA E PATRISTICA | |||||
CANTO | TESTO E ACCORDI | SPARTITO | MUSICA ORIGINALE | ADATTAMENTO DEL TESTO | TESTO |
Alleluia pasquale | Testo – Accordi | Inti Illimani – Lo Que Mas Quiero | M. Fortelli | Dalla liturgia orientale di Pasqua | |
Cantico dell’Attesa | Testo | Spartito | – | – | Testo di S. Agostino con intercalati brani biblici |
Canto di Pace ebraico | Testo – Accordi | Spartito | Canto popolare ebraico | M. Fortelli | Lc. 24, 36-39 |
Eucaristia | Testo – Accordi | Spartito | Eucaristia | A. Melloni & L. Guglielmi | Didachè, 9-10 |
Guarda la Stella, invoca Maria | Testo – Accordi | Spartito | Back Door Slam – Roll Away | L. Anceschi & S. Masoni | Preghiera di San Bernardo di Chiaravalle, XII sec. |
La Discesa di Gesù agli Inferi | Testo – Accordi | – | – | – | Dalla liturgia orientale del Sabato Santo |
La Pasqua della nostra salvezza | Testo – Accordi | Spartito | – | – | Dall’Omelia Pasquale di Melitone di Sardi; II sec. |
Lode a Dio creatore | Testo – Accordi | – | – | – | Dalla tradizione ebraica |
Lode a Maria | Testo – Accordi | – | – | – | Preghiera di Giovanni di Damasco, VIII sec. |
Mi Hossè Shalom | Testo – Accordi | – | Canto tradizionale ebraica | – | Dal Kaddish del Seder pasquale |
Responsorio per l’Agape pasquale | Testo – Accordi | Spartito | Responsorio per l’Agape pasquale | C. Sternieri & don G. Dossetti jr. | Dalla liturgia familiare nella cena del Sabato Santo |
Salmo 128 (127) | Testo | – | Canto chassidico | – | Salmo 128 (127) |
Salmo 133 (132) | Testo – Accordi | – | Mottetto popolare ebraico | – | Salmo 133 (132) |
Salmo 136 (135) | Testo – Accordi | – | Canto tradizionale ebraico | – | Salmo 136 (135) |
COME SONO NATI QUESTI CANTI?
La lettera che segue è stata scritta da Luciano Forte, diacono e Direttore della Caritas, dove ricorda gli inizi della composizione dei canti liturgici, e il suo incontro con Miriam Makeba.
Carissimi, la vostra richiesta mi ha commosso per avermi riportato ai ricordi tanto cari del tempo in cui dedicavamo tante energie alla liturgia della Messa domenicale ed in particolare ai canti.
Nel 1968 venni ad abitare con Graziella in via Angiolieri nella Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo (Reggio Emilia).In quel periodo il Prof. Paolo Prodi ci portò dal Brasile una registrazione della Messa Panamericana. In quella Messa il Vescovo dom Helder Camara aveva consentito che le parti fisse (il Kirie, Gloria, Santo, Agnello di Dio) fossero accompagnate da musicanti di strada che riportavano motivi popolari, con un effetto splendido e coinvolgente soprattutto per i più piccini.
Osvaldo Piacentini dedicava una attenzione particolare ai più piccoli affinché si esprimessero con strumenti a percussione nell’Alleluia e nelle parti festose della liturgia.
Io e Graziella non avevamo ancora figli (Simone infatti è nato nel 1975 e poi Chiara nel 1978). Osvaldo, che di figli ne aveva dieci divenuti in breve tempo dodici, era spessissimo a casa mia che ogni giorno, per bontà di Graziella si riempiva di persone in particolare di bambini.
In quel periodo, Osvaldo, con l’aiuto di alcuni amici, in particolare di Giampaolo Cigarini (grande esperto di musica jazz) iniziò la cura di alcune “sacre rappresentazioni” in cui i bambini, anche quelli piccolissimi, recitavano su una base preregistrata da loro stessi, brani integrali della Sacra Scrittura. I bimbi avevano imparato a memoria la Parola di Dio e si muovevano con un perfetto sincronismo sulla base di brani di musica scelta tra i maggiori interpreti di musica jazz del mondo musicale.
Lo scopo principale era quello di fare una sorta di catechesi ai più piccini, ma di riflesso anche agli adulti, basata sull’ascolto attento della Parola pronunciata e recitata dai più piccoli. L’effetto fu straordinario e oggi ancora quei piccoli, che sono sposati con prole, ricordano quell’esperienza con entusiasmo e sono certo che ancora in loro la Parola di Dio è rimasta segno indelebile.
Dalle sacre rappresentazioni si passò alla “costruzione” dei canti. Bisogna ricordare che in quel periodo postconciliare la liturgia della Chiesa aveva consentito il proliferare di canti composti da autori moderni come Giombini ed altri italiani e stranieri. Purtroppo la musica ricalcava lo stile di un romanticismo decadente e scopiazzava la musica leggera tra la più squallida. I testi inoltre, in taluni casi, non corrispondevano assolutamente alla realtà e all’importanza del momento liturgico.
In questa situazione, provammo anche noi a fare musica sacra. Cioè mentre Osvaldo sceglieva i testi, sempre tratti dalla Parola di Dio, nel rispetto integrale del testo salvo alcuni indispensabili adattamenti necessari al ritmo musicale, io dovevo scegliere la musica tratta da qualche disco inedito sopprattuto, per un primo periodo da musica gospel e spiritual ed in particolare dalla musica degli Edwin Hawkins Singers, un gruppo di 70 giovani di colore che si era formato nel ’67 in California sotto la guida di Betty Watson e con il talento del pianista Edwin Hawkins. Brani come “Let us go into the house of the lord”, “Joy, Joy”, “To my father’s house”, “Oh happy day” ed altri ancora, venivano ascoltati e riascoltati fino a ricavarne gli accordi e la melodia, poi si sovrapponeva il testo cercando di rispettare la Parola di Dio. Ricordo che alla fine di ogni lavoro, Osvaldo rileggeva sempre il testo, recitandolo come un brano della Sacra Scrittura, e solo allora si licenziava il canto effettuando subito, il giorno dopo, le prove con i ragazzi. Il lavoro avveniva quasi sempre nelle ore notturne, nello scantinato di casa mia, dove si poteva fare musica senza disturbare nessuno. Spesso si iniziava dopo cena e si finiva alle tre o alle quattro del mattino. A volte Osvaldo portava con se alcuni dei suoi bimbi a cui dovevo insegnare a suonare piccoli strumenti a percussione come i bongos, lo xilofono, i legnetti sudamericani, le maracas ed altri ancora. Ricordo una notte la presenza della Teresa ancora bambina, (oggi monaca in Giordania, nella Piccola famiglia dell’Annunziata), a cui insegnammo a cantare, durante la composizione, “Ave stella del mare” tratto da Naima di John Coltrane. Durante il lavoro mio e di Osvaldo, lei si addormentava, poi al momento delle ripetute prove per gli adattamenti e variazioni, la svegliavamo per farla riaddormentare poco dopo. Credo che questo canto la Tia lo ricordi ancora.
Un’altra fonte dei nostri canti è stata la cantante Miriam Makeba, la prima cantante sudafricana conosciuta in tutto il mondo. “Pata Pata” è diventato il salmo 135, eterno è il suo amore per noi, “What is love” il Cantico dei Cantici, io dormo ma il mio cuore veglia, odo il mio amato che bussa, “Maria Fulo” il salmo 94, udite oggi la sua voce, non indurite il vostro cuore come hanno fatto i vostri padri a Meriba, “Click song number one” il salmo 118, piega il mio cuore ai tuoi insegnamenti. Questi sono solo alcuni canti tratti dal fascino, dal calore, dalla dolcezza e dalla personalità di questa cantante nata a Johannesburg, ma vissuta a Pretoria nel Transvaald partecipando con sofferenza a tutte le vicende politiche dell’apartheid.
Circa dieci anni fa, ho incontrato personalmente Miriam Makeba, in occasione di un concerto tenuto a Reggio al Palazzetto dello sport [invitata dalla Diocesi di Reggio Emilia ndr]. Le avevo scritto una lettera in inglese lasciata all’Hotel Posta, dove sapevo avrebbe alloggiato. Nella lettera avevo riportato il senso del lavoro fatto da me e Osvaldo e avevo elencato i salmi ed i brani cantati dai ragazzi e tratti dalla sua musica. Nello stesso giorno la cantante fu intervistata da un quotidiano nazionale. Il giornalista ebbe l’occasione di incontrarla proprio mentre leggeva la mia lettera, e e quell’articolo riportava la gioia dell’artista commossa nel sapere che i suoi canti erano stati utilizzati da giovani per cantare salmi in chiesa. Il giorno dopo l’ho incontrata e ho raccolto le sue espressioni di affetto e di riconoscenza per questa esperienza di musica sacra. In quell’occasione mi ha donato un libro, con dedica autografa, della sua storia e delle sue vicende politiche.
Ho ricordato solo due fonti da cui attingemmo la musica per i nostri canti, sarebbe troppo lungo elencarli tutti. Per ogni canto conservo un ricordo della sua origine e della sua storia, si potrebbe scrivere un libro, ma una cosa vorrei sottolineare che può servire ancora quale riferimento importante: era l’entusiasmo e l’amore per la Parola di Dio e per la liturgia la vera molla che ci ha consentito di realizzare, pur con qualche difetto, il lavoro fatto. Per riportare tutto alla realtà del nostro essere nella Chiesa sposa di Cristo voglio concludere con le parole del Qoélet: “Vanità delle vanità, tutto è vanità. Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa…Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole”.
Con immenso affetto Luciano Forte, diacono. Ottobre 1999
Forte morì due mesi dopo, a causa di una grave malattia. Questa lettera è stato un po’ il suo testamento spirituale.