181^ lettera alla comunità al tempo della conversione
La guerra continua, progredendo in estensione e ferocia. Essa sta rivelando sempre più il suo carattere demoniaco, al punto che i limiti della pietà e le iniziative della buona volontà sembrano essere travolti da una forza di male irresistibile. Un esempio è la prospettiva, da molti evocata, dei due stati per i due popoli, in Terrasanta, formula di difficile, se non impossibile attuazione. E’ chiaro però che tale progetto richiede una conversione dei cuori, una volontà di perdono reciproco, una sovrumana tenacia che oggi non appaiono. E’ dunque nel cuore degli uomini che si ammucchiano le macerie più pesanti, e tuttavia rimane in molti una specie di spensieratezza, come se tanto dolore e tanto male non ci riguardassero, per il fatto che da noi non piovono le bombe.
In una situazione simile, di fronte alla guerra civile e a fatti dolorosi di cronaca, Gesù ha avuto parole molto dure: “Si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,1-5).
Rischiamo l’ipocrisia. Dal 18 al 25 gennaio, si terrà la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani: nel frattempo, i cristiani si affrontano e si uccidono in Ucraina. In Terrasanta, dove gli angeli hanno annunciato la pace, i bambini, i discendenti di Abramo, come Gesù, vengono uccisi da nuovi Erodi.
Ora, io penso di essere una persona razionale, ma tutto mi porta a vedere in questo male la presenza del diavolo. Ci sono tutte le caratteristiche dell’azione demoniaca: l’inganno, la falsità, la volontà di morte. Tutto ha poi come obiettivo la negazione del dominio di Dio sulla storia: Dio è assente, non può o non vuole farci nulla, “Dio non c’è”, dice l’empio (Sal 14), e un altro potere trionfa, un potere violento e omicida.
Se così è, allora non bastano la buona volontà e gli appelli a comportarsi da uomini e non da belve. Uno solo è in grado di “distruggere le opere del diavolo”, Gesù Cristo (1Gv 3,8). Tutta la sua vita è stata un grande esorcismo, condotto però non con i mezzi del mondo. Il Patriarca di Gerusalemme, il card. Pizzaballa, ha scritto: “E’ sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi … Ha vinto il mondo amandolo. E’ vero che sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per anore. E con la risurrezione e con il dono dello Spirito, quella realtà e quell’ordine appartengono ai suoi discepoli. A noi. La risposta di Dio alla domanda sul perché della sofferenza del giusto, non è una spiegazione, ma una Presenza. E’ Cristo sulla croce”.
Dunque, qual è l’opera della pace, quella che rende possibile le altre opere, quella politica, quella economica e quella educativa? La risposta la dà Gesù stesso, ed è un implicito rimprovero ai suoi discepoli, che non erano riusciti a cacciare un demonio che possedeva un ragazzino: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera e il digiuno” (Mc 9,29).
L’opera della pace è la preghiera, nella quale l’uomo ammette la propria impotenza al bene e si consegna al “Dio che regna sulla croce”. Per suo tramite, si rende presente l’opera di Dio, e questo accade in modo fontale nell’Eucaristia, nella Messa. Mi piace pensare al valore “politico” della Messa, non come devozione privata, ma come strumento della presenza di Dio nella storia. Chiedo scusa a chi non si riconosce nei sacramenti della Chiesa; chiedo la loro pazienza, ma non posso nascondere ciò che per me è il fondamento della mia vita. Proverò a spiegarlo nella prossima lettera.
14 gennaio 2024 don Giuseppe Dossetti