Il vangelo di oggi nasce dalla risposta di Cristo ai farisei e agli scribi che disprezzano le sue generose seconde opportunità ai “peccatori” con i quali si associa attentamente. Il figliol prodigo è una delle tre parabole raccontate da Cristo nel capitolo 15 del Vangelo di Luca. Tutte e tre le parabole riguardano il ricupero o la conversione e il gioioso festeggiamento che ne risulta. Il racconto del figliol prodigo è abbastanza unico perché è elaborato e riguarda una famiglia umana. Non parla semplicemente di una pecora smarrita o di una monetina persa.
In primo luogo, la richiesta iniziale del figlio rappresenta stranamente il pensiero sbagliato che abbiamo avvolte di abbandonare Dio quando vogliamo indulgere in piaceri proibiti o vogliamo commettere peccati gravi. In altre parole, vogliamo allontanarci il più possibile nei pensieri e nelle azioni perché vogliamo sentirci padroni della nostra vita. Infatti, la richiesta arrogante del figlio per la propria eredità può essere simile a desiderare la morte del padre. Non c’è nulla di normale in questo comportamento verso i nostri genitori. Lo consideriamo allora normale nei confronti di Dio, il principio della nostra vita?
Ma questa sembra essere l’immagine che permettiamo alla nostra anima di cogliere dell’amore abbondante di Dio per noi. E ironicamente è parte della ragione per cui alcune persone vedono l’invito di Cristo ad essere simili a Dio come ridicolo e irrimediabilmente debole. Pensano che questo tipo di Dio possa essere sfruttato, abusato, e possa essere ingannato per dare più grazie e misericordie. San Paolo ha notato, “ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm5, 20). Alcune persone preferirebbero un Dio che colpisce con il fuoco e ordina ai suoi figli di prendere le armi per distruggere gli infedeli o coloro che non sono d’accordo con loro per opinione o natura. Perciò, la storia della croce rimane un segno controverso di Dio che si fa beffe di ciò che noi consideriamo come potere.
Eppure, la vera immagine della grazia di Dio è la libertà di cui godiamo e il potere che abbiamo di prendere decisioni invece di essere telecomandati come macchine. Forse, da questa prospettiva si comprendono i punti di vista che chiamano il padre misericordioso e generoso il prodigo. Questa stessa visione classifica il figlio come un furbo e manipolatore furfante.
L’altra immagine che cattura la nostra incomprensione o abuso della misericordia divina e la proiezione presuntuosa della nostra immagine di Dio è il fratello maggiore. Riguardo alla sua posizione alienata, potremmo concludere che ci sono due figli perduti che si sentono entrambi alienati e cercano di ottenere il controllo che pensano di aver perso. È come quello che facciamo noi con Dio proprio come entrambi i figli che sono tornati al padre quando il loro senso di avere il controllo è stato perso o minacciato. Dobbiamo lasciare che la nostra anima marcisca a tal punto da cominciare a perderla prima di tornare al seno del padre? Abbiamo tutti bisogno di pentirci.
Nel caso del figlio maggiore, si presenta una situazione delicata. Sembra che nessuno lo abbia informato né invitato alla festa. Ma è il suo profondo risentimento non solo verso il fratello ma anche verso il padre che mette ulteriormente in discussione le azioni scandalose del padre verso un malfattore. Per quanto possa avere ragione nel rivendicare i suoi diritti secondo la tradizione, allo stesso tempo, le sue stesse azioni rivelano la sua presunzione, il suo egoismo e il suo cuore che non perdona. Inoltre, egli rappresenta l’atteggiamento nauseante che a volte mettiamo in atto quando cerchiamo di controllare l’atmosfera delle nostre case o comunità secondo i nostri sentimenti. Alcuni di noi presumono falsamente che la felicità degli altri debba dipendere dal loro permesso.
Quindi, che non possiamo essere inclusi tra le persone che fraintendono, o peggio, danno per scontata la grazia di Dio. Dio ci ama di un amore eterno (Ger31, 3) e c’è solo un modo per ricambiare: Amarlo con tutto ciò che siamo e abbiamo; e amare i nostri fratelli e sorelle come noi stessi.
Che Dio ci dia la grazia di apprezzare la Sua misericordia e il Suo amore e lasciare che la Sua grazia ci trasformi. Che non possiamo mai abusare della Sua generosità, ma piuttosto essere rianimati e ritrovati da essa. Amen.
don Anthony