Forse, abbiamo bisogno di un incontro drammatico ora per darci speranza o per rafforzare la nostra fede. La fede e la speranza sono beni spirituali molto cari che spesso non conserviamo bene quando li abbiamo. Senza di esse, l’amore non avrebbe fondamento. Ma per esperienza sappiamo anche che l’euforia di esperienze divine come la trasfigurazione si spegne rapidamente di fronte a difficoltà, dolori, sofferenze, malattie, ecc. Potremmo avere bisogno di un’altra esperienza per consolidare un’esperienza precedente ad ogni passo. Quindi, c’è piuttosto una giusta responsabilità da parte nostra di conservare e proteggere la fede a tutti i costi soprattutto di fronte al male. A questo punto, non possiamo più dubitare dell’esistenza né di Dio né dell’evento pasquale.
Un padre disse una volta: “a volte, quando tengo mio figlio tra le braccia, amo tutto il mondo”. Ma l’amore di Dio per il mondo può essere compreso nello sguardo eterno che Egli fissa sul suo amato figlio, Gesù Cristo, l’agnello immacolato il cui sangue casto e prezioso toglie i nostri peccati. Cristo è la potenza e la sapienza di Dio (1Cor 1, 24) ed è quindi tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere bene e per trasformare il nostro mondo.
Così, c’è un comando alla voce che ha testimoniato Cristo sul monte Tabor: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” A questo proposito, sottolinea il messaggio introduttivo al Battesimo di Cristo nel fiume Giordano: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 3, 17). Noi crediamo che questa voce appartenga a Dio Padre Onnipotente. L’introduzione aveva lo scopo di confermare la nostra fede in Cristo, cioè che la storia della nostra salvezza non è un mito ma una cosa reale. Era per indicarci la direzione di Suo Figlio, il nostro redentore, la direzione della nostra salvezza in questo mondo e nell’aldilà. Fu così drammatico che Giovanni il Battista ebbe a dire questo: “Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo” (Gv1, 33). Giovanni presentò poi Gesù ai suoi discepoli come “l’Agnello di Dio” (1, 36). Eppure, pochi giorni dopo Giovanni avrebbe mandato alcuni dei suoi discepoli ad assicurarsi da Cristo se era veramente il Messia o no.
Quindi, qualcuno potrebbe davvero biasimarci per aver occasionalmente “cercato la certezza” come fece il Battista? Ma siamo veramente quella generazione che cerca costantemente segni, non per approfondire la nostra fiducia in Dio, ma per divertirci e indulgere alle nostre fantasie? I conflitti e le crisi intorno a noi non sono forse segni sufficienti che il nostro mondo ha rifiutato Cristo o ha intronizzato il materialismo come suo dio? Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv1, 11).
La fede in Cristo è un sacrificio della volontà come Cristo fu totalmente obbediente a Dio. Il comando di ascoltare Cristo, il Figlio amato, è più di un appello. È la fonte del nostro potere morale di trasformare questa terra e di dare un senso alle nostre imperfezioni. Non c’è modello di perfezione umana più grande di Cristo. Dobbiamo, quindi, fare attenzione alle voci che ascoltiamo o ai modelli che creiamo per noi stessi. In altre parole, dobbiamo prenderci o riprenderci la responsabilità, come Abramo, di scacciare gli elementi rapaci che cercano di rubarci la fede che abbiamo nel Figlio di Dio o la volontà di seguirlo.
Il messaggio, “ascoltatelo!” dovrebbe risuonare nel nostro mondo e nella nostra vita. Esige la risposta obbediente di un discepolo, di una creatura amata. Nella Quaresima, questa richiesta ci viene presentata ancora una volta per riflettere. Cristo esige che noi espelliamo l’egoismo, prendiamo le nostre croci ogni giorno e lo seguiamo. Cristo stesso si è messo in ascolto costante della volontà di Dio e si è offerto obbedientemente sulla croce per amor nostro. In questa luce San Paolo ammonisce di rimanere saldi nel Signore (Fil 4, 1). Che la nostra vita sia interamente trasformata da Cristo mentre ascoltiamo e obbediamo alle sue istruzioni. Amen.
don Anthony