Spesso sono incerto di come reagire al clamore per la protezione dell’ambiente. A volte, piango per la sofferenza dei locali il cui ambiente e le cui vite sono stati distrutti da fuoriuscite di petrolio in Nigeria e altrove, o dai bambini il cui futuro è stato rubato da essere costretti a lavorare nelle miniere di cobalto o di diamanti in Congo. Altre volte, mi pare ridicolo che un bambino svedese sia reso famoso dall’essere messo in prima linea nella campagna contro l’inquinamento nel mondo. Il ricavato delle sofferenze delle vittime è goduto da noi in molti modi (benzina, gas, telefoni, diamanti, ecc.), ma ottengono in cambio il nostro silenzio e nostra indifferenza. Le multinazionali vogliono sfruttare di più per avere di più e per portarci più ricchezza.
Osserviamo come Gesù ha cambiato la logica di ricchezza da “fare per avere” a “condividere per seguire”. Gesù insiste a un distacco radicale dai beni per crescere nella fraternità (condividere con i poveri) e nel seguire la vera vita. C’è quindi un’armonia fondamentale tra la povertà, fraternità e la sequela. Tutti tre sono necessaria virtù evangeliche che assicura fecondità al cammino personale e comunitario del discepolo. Perciò, oltre fare buone opere per ottenere la vita eterna, seguiamo anche la logica del dono, della fiducia e dell’amore fraterno. Questa è la grandezza di Francesco d’Assisi!
Quell’uomo ricco ha sentito la parola di Dio come un lampo di gioia, ma non voleva saltare di più; invece, se ne andò triste perché non volle andare fino in fondo e esitò di fidarsi alla parola di Gesù. Potrebbe essere che arriverà ad una buona decisione di compiere il proposito di Gesù dopo, ma la sua tristezza lo ha tradito. Questo è il prezzo di discepolato.
Gesù lo amò proprio perché era almeno onesta con sé stesso. L’uomo ricco sapeva che c’è ancora una vacuità, un buco da riempire e levigare. Ha osservato la legge di Dio dalla sua giovinezza ma voleva ancora sapere la giusta chiave per la vita eterna che è una ricerca universale. Noi vogliamo e cerchiamo vivere in eterno, di non essere dimenticati. Mi sembra che il ricco senza nome abbia sentito lo sguardo di Gesù che lo ha esposto non perché era disonesta ma perché lui conosceva che la ricchezza che lo ha rubato la sua identità e nome è l’ostacolo. Era troppo attaccato, troppo dipendente alla sua ricchezza, volle contare la vita eterna come una delle sue acquisizioni e non come la fine delle acquisizioni.
Conosci tu il tuo ostacolo? La risposta potrebbe essere no. Va bene, perché non lasci che lo sguardo di Gesù ti penetra, ti risplenda? Ma prima, devi avvicinarti a Gesù come ha fatto quell’uomo ricco. Dalla altra parte, se la tua risposta è sì, allora, cosa aspetti? Non c’è tempo. Il cammino della perfezione spirituali richiede tempo e dobbiamo cominciare subito.
Donare ai poveri apri per noi un passaggio raramente passato perché ci spinga ad amare la vita di più. Amare la vita significa amare Cristo. “Ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (Acts 20, 35).
don Anthony