“Va’ Dietro a me: Cristologia, leadership e discepolato” XXIV domenica nel Tempo Ordinario – don Anthony


Desideriamo conforto come esseri umani, ma il cristianesimo non offre quel tipo di conforto. Ogni volta che Gesù si rivela, chiede impegno e seguito. C’è sempre un’adeguata integrazione della cristologia e del discepolato. Ad ogni turno, ci ricorda: “Non avete scelto me, no, ho scelto voi” (Gv 15, 16).

Un medico che era in missione in Afghanistan lamentava, “In un momento come questo, ti ritrovi a chiedere a Dio: ‘dove sei’? Senti il peso della fede che ti schiaccia e vuoi liberartene, ma è stata la fede che ci ha condotto qui in primo luogo” (questa è una parafrasi).

Fin dall’inizio, non siamo illusi del tipo di vita che abbiamo scelto di vivere come seguaci di Cristo. È una deliberata caratteristica dell’insegnamento di Cristo che la Sua missione è quella di salvare attraverso la Sua croce, morte e risurrezione. L’idea cruenta della morte, della sofferenza, della persecuzione e quella della gloria della risurrezione e della vita eterna non possono essere separati nella cristologia né nella vita del cristiano.

Ricordiamo che alla chiamata di Pietro, Gesù lo invitò così: “Seguimi” o “vieni dietro a me” – Deute opiso mou (Mc 1,17). Una momentanea impazienza e il presupposto di conoscere Gesù abbastanza bene spinse Pietro davanti a sé. Il brusco rimprovero di Gesù, “Va’ dietro a me”- opiso mou (v. 33) è stato pensato per ricordare a Pietro il suo posto di discepolo che segue piuttosto che guida. Alla luce di questa comprensione cristiana la leadership è servizio. Ogni cristiano è servo di Dio e del popolo di Dio.

L’incontro di Pietro con Gesù in questo episodio ha contribuito a trasformarlo per sempre. Fu chiamato ad un diverso tipo di leadership. Presumeva di guidare colui che lo stava preparando per la leadership. Non si era ancora reso conto che la strategia applicata nella cattura dei pesci non è la stessa per conquistare anime umane per il regno di Dio. L’errata concezione di Pietro di Gesù come il Cristo di Dio senza la croce dimostra che la conoscenza astratta della fede non è nulla senza la pratica o le buone opere (Gc 2, 18). Più tardi, Pietro scrisse: “A questo infatti siete stati chiamati, perché Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio” (1 Pt 2, 21).

Infatti, nella sua errata comprensione della responsabilità messianica, Pietro ha posto una maggiore tentazione a Cristo, essendo un discepolo e un amico piuttosto che un avversario. Una vita di grandezza e di conforto è desiderabile, ed è lo scopo delle nostre fatiche quotidiane. Tuttavia, potrebbe diventare la nostra tentazione familiare che tende a “rimproverarci” quando vogliamo imitare veramente Cristo nel Suo distacco, santità e amore per ogni essere umano.

Molti dei primi cristiani che udirono per la prima volta questo Vangelo persero veramente la vita per la loro fede. Molti furono tentati di rinnegare Cristo. Oggi, più cristiani sono morti per la loro fede che nel primo secolo. Neanche la Chiesa è risparmiata da tale tentazione. A volte, ci sembra di presentare un discepolato “dolce e gioioso” che spera di attirare più persone. L’invito a perdere la propria vita per amore di Gesù contraddice i valori moderni. Don Dossetti lo spiega meglio: “La tentazione si prolunga nella Chiesa. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che Gesù soggiunge: “Se qualcuno vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce e mi segua. La Chiesa dei martiri ha seguito quella strada e noi veneriamo questi eroi della fede. Ma, quando Costantino concesse la libertà alla Chiesa ed essa divenne una Chiesa di popolo, anzi, la custode della religione dello stato, i compromessi sono stati tanti e dolorosi.”

Mentre Dio ci ha risparmiato da tale tentazione, non possiamo lasciare che l’apatia contribuisca al dolore dei nostri fratelli e sorelle perseguitati. L’attrazione della fede cristiana nasce dall’eroismo dei martiri e dei santi più che da re, imperatori e superstar. A volte, tendiamo a dimenticare che san Francesco d’Assisi ha rinunciato al suo status di benestante e alla sua confortevole vita per essere considerato il santo più simile a Cristo di sempre!

don Anthony